Sono stati digitalizzati e resi accessibili su Impronte digitali alcuni dei testi più significativi per la storia della sanità pubblica e per l’evoluzione delle cure mediche.
La nuova collezione “Ricettari medici” raccoglie alcuni esemplari appartenenti ai preziosi fondi storici della Biblioteca Biomedica, della Biblioteca di Scienze e della Biblioteca Umanistica, testimonianze di un processo segnato da un continuo interesse per la cura e la salute dell’uomo e da un graduale sviluppo della necessità di codifica soprattutto dei trattamenti farmaceutici.
Il bisogno di dare ordine e sistematicità alla pratica medica e farmaceutica ha una tappa fondamentale nella pubblicazione del Ricettario fiorentino che dal 1499 (la data di pubblicazione è il 21 gennaio 1498 ma è da tenere presente che a Firenze era in vigore il calendario fiorentino o “ab Incarnatione”, in base al quale l’anno iniziava il 25 marzo, giorno dell’Annunciazione) al 1789 ebbe numerose edizioni e ristampe. La redazione è affidata al Collegio medico di Firenze dai Consoli dell’Arte dei medici e degli speziali la cui autorità era tale che poteva sottomettere all’osservanza del codice farmaceutico i medici e gli speziali della città e del contado anche senza l’intervento del magistrato, affinché tutti gli speziali potessero fare le medesime preparazioni e composizioni secondo le regole stabilite. Il Ricettario fiorentino può essere considerato la prima Farmacopea pubblica come oggi l’intendiamo, cioè un libro scritto per ordine delle autorità, che indicava i medicamenti da conservarsi nelle farmacie e le regole cui attenersi nella preparazione dei farmaci, fornendo così una specie di codice che, tutelando la salute pubblica, servisse da guida ai medici e ai farmacisti. Al concetto di ufficialità introdotto dal Ricettario si ispirarono tutte le successive Farmacopee pubblicate sia su territorio italiano sia all’estero.