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Prove di fatto intorno al posto che tiene l'uomo nella natura

Prove di fatto intorno al posto che tiene l'uomo nella naturaEstratto
Pagine riprodotte: 2, 10-17, 40-41, 48-49,
72-73, 78-79, 120-121, 132-133,
148-149, 154-155, 180-181, 202-203
  • Autore: Thomas Henry Huxley ; traduzione dall'inglese del prof. Pietro Marchi
  • Pubblicazione: Milano : Treves, 1869
  • Descrizione fisica: IX + 502 p. , 21 cm
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La traduzione dell’opera di Huxley si deve a Pietro Marchi, naturalista fiorentino, convinto sostenitore dell´ipotesi evolutiva di Charles Darwin (1809-1882) e impegnato nella divulgazione del verbo darwiniano. Marchi coprì la cattedra di zoologia all´Istituto di Studi Superiori di Firenze fino al 1907 e riunì una preziosa collezione di invertebrati in vetro, oggi conservati dalla Fondazione Scienza e Tecnica di Firenze, grazie ad una serie di acquisti fatti presso un commerciante di materiali scientifici per conto dell´Istituto Tecnico di Firenze.

Riguardo all’opera di Huxley, avviene talvolta che un´opera fondamentale per la diffusione e il successo di un´idea scientifica sia nota più per il suo titolo che per il suo contenuto. Tuttavia l’opera è frequentemente citata anche perché essa, insieme al testo di Charles Lyell The Geological Evidences of the Antiquity of Man, rappresentò nel 1863 la prima coraggiosa applicazione all´uomo dell´idea di evoluzione. Il suo titolo fu anche spesso riutilizzato per opere di altri autori, da Il posto dell´uomo nella natura di Giuseppe Sergi (1929) a La place de l´homme dans la nature di Pierre Teilhard de Chardin (1956-63, postumo). Si tratta di un titolo fortunato, tuttora denso di significati perché, come scrive lo stesso Huxley all´inizio del secondo capitolo, «la questione delle questioni per il genere umano, il problema che sta sopra a tutti i problemi [...] consiste nella indicazione precisa della posizione che l´uomo occupa in natura, e dei suoi rapporti coll´insieme delle cose create».

Il messaggio principale del libro di Huxley consiste nella decisa affermazione dell´animalità dell´uomo e nel suo inserimento in un sistema naturale, seguendo una via tracciata da Carlo Linneo sin dal 1735 con la classificazione dell´uomo nello stesso ordine zoologico (Anthropomorpha, in seguito Primates) che comprende anche le scimmie. Huxley indica anche le due vie che da allora saranno seguite dalla ricerca tesa a chiarire la posizione zoologica e le vicende filogenetiche della nostra specie zoologica: lo studio comparativo con gli animali a noi più affini, cioè le scimmie antropomorfe, e la ricerca di resti fossili dei nostri antenati.

Illustrazioni tratte dal testo

Ultimo aggiornamento

21.10.2022

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