Nel 1849 Cesare Alfieri, scrivendo all’amico Giorgio Briano della morte della moglie, così gli diceva: “Sola consolazione è quella di essere e di rimanere inconsolabile”.
Questa nobildonna, nata nel 1802 e morta prematuramente a soli trentasette anni, fu per il marito, per la sua famiglia e per quanti la conobbero un modello di vita operosa e caritatevole.
Sempre dedita al prossimo, si adoperò con sollecitudine materna all’istituzione di un’associazione parrocchiale, a cui aggiunse anche un’infermeria ed un ricovero femminile.
Il figlio Carlo ne ricordava, con orgoglio e commozione, alcune frasi: “L’essermi trovata in possesso d’un avere superiore ai miei bisogni fu sempre per me motivo di temere di non averne fatto buon uso, epperò desidero che per supplire a quello che posso aver ommesso in vita, i miei eredi facciano le mie veci".
Ultimo aggiornamento
06.06.2022