Dopo l’annessione del Meridione, delle Marche e dell’Umbria nell’autunno del 1860, nuove elezioni politiche furono indette nel gennaio del 1861.
Per accogliere i 270 senatori e i 443 deputati neoeletti, nel cortile di palazzo Carignano fu allestita una sala provvisoria - più ampia dell’aula del Senato e di quella della Camera del Parlamento subalpino - che restò in funzione fino al trasferimento della capitale a Firenze nel 1865.
Alla presenza dei rappresentanti diplomatici di Francia, Prussia, Inghilterra, Turchia, Svezia e Belgio, Vittorio Emanuele inaugurò la nuova legislatura - l’VIII del Parlamento subalpino - con un breve discorso che suscitò applausi e commozione nei presenti.
Il re esortò l’assemblea parlamentare ad assolvere ai propri compiti dando “istituti comuni e stabile assetto (…) le maggiori libertà amministrative a popoli che ebbero consuetudini ed ordini diversi” e a vegliare “perché l’unità politica, sospiro di tanti secoli, non possa mai essere menomata”.
Dopo aver accennato all’amicizia degli Stati europei e alla loro simpatia per la causa italiana, ricordò i recenti successi militari e politici, rendendo omaggio a quanti avevano lottato per il conseguimento dell’unità nazionale: “la valente gioventù” che aveva dimostrato che “né la servitù, né le lunghe sventure valsero a snervare la fibra dei popoli italiani”, e il “Capitano che riempì del suo nome le più lontane contrade”.
Il ruolo di Garibaldi si era rilevato fondamentale, come aveva riconosciuto lo stesso Cavour in una lettera a Costantino Nigra, il 9 agosto 1860. “Garibaldi – sosteneva - ha reso all’Italia il più grande dei servigi che un uomo potesse renderle: ha dato agli italiani la fiducia in se stessi, ha dimostrato all’Europa che gli italiani sapevano battersi e morire sui campi di battaglia per riconquistarsi una patria”.
Il discorso della Corona si concluse con le parole: “Questi fatti hanno ispirato alla Nazione una grande confidenza nei propri destini. Mi compiaccio di manifestare al primo Parlamento d’Italia la gioia, che ne sente il mio animo di Re e di soldato”.
L’inaugurazione del primo Parlamento nazionale costituì il punto di arrivo di una serie di eventi decisivi che in soli due anni - dal 1859 al 1860 - ridisegnarono la cartina politica dell’Italia, consentendo al piccolo Regno di Sardegna, popolato da circa 5 milioni di abitanti, di diventare – attraverso l’annessione dei vari Stati preunitari - una potenza europea di oltre 21 milioni di abitanti.
Ultimo aggiornamento
06.06.2022