Nel celebre discorso tenuto alla Camera dei deputati il 25 e il 27 marzo 1861, Cavour espose le ragioni storiche, intellettuali e morali che esigevano che Roma – Roma sola - fosse designata capitale del Regno.
“Roma – sosteneva - è la sola città d’Italia che non abbia memorie esclusivamente municipali; tutta la storia di Roma dal tempo dei Cesari al giorno d’oggi è la storia di una città la cui importanza si estende infinitamente al di là del suo territorio, di una città, cioè, destinata ad essere la capitale di un grande Stato”.
La questione romana non rappresentava solamente un problema di annessione territoriale: oltre che essere “di vitale importanza” per l’Italia, il destino di Roma riguardava anche i “200 milioni di cattolici sparsi su tutta la superficie del globo”: la sua liberazione avrebbe comportato l’abbattimento del secolare potere temporale dei papi e alimentato il nuovo Stato di nuovi orientamenti ideali, ma essa si sarebbe potuta attuare solo con il consenso della Francia e garantendo al pontefice la più ampia indipendenza.
Con il principio di “libera Chiesa in libero Stato”, Cavour delineò i fondamenti su cui si sarebbero basate le future relazioni tra lo Stato e la Chiesa: piena libertà per la Chiesa da qualunque forma di ingerenza dello Stato nelle proprie attività e nella vita spirituale e nel contempo rinuncia a qualsiasi privilegio nel campo civile e politico.
La fede liberale di Cavour si esprimeva nella convinzione che la piena separazione del potere temporale e di quello religioso fossero indispensabili per il progresso civile. “La storia di tutti i secoli, come di tutte le contrade, - osservava - ci dimostra che, ovunque questa riunione ebbe luogo, la civiltà quasi sempre immediatamente cessò di progredire, anzi sempre indietreggiò; il più schifoso despotismo si stabilì; e ciò, o signori, sia che una casta sacerdotale usurpasse il potere temporale, sia che un califfo od un sultano riunisse nelle sue mani il potere spirituale”.
E aggiungeva: “Noi riteniamo che l’indipendenza del pontefice, la sua dignità e l’indipendenza della Chiesa, possono tutelarsi mercé la separazione dei due poteri, mercé la proclamazione del principio di libertà applicato lealmente, largamente, ai rapporti della società civile colla religiosa”.
La separazione dei due poteri, secondo Cavour, avrebbe garantito l’indipendenza della Chiesa in modo più solido che per il passato e avrebbe dato maggiore efficacia alla sua autorità spirituale proprio in quanto la liberava da tutti i vincoli derivanti dall’esercizio del potere temporale.
Dopo la liberazione di Roma, la legge delle guarentigie, varata nel 1871, fu modellata sul principio della separazione tra Stato e Chiesa, sostenuto con tanta energia da Cavour.
Ultimo aggiornamento
06.06.2022