Estratto
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- Autore: Quintino Sella
- Pubblicazione: Milano : tip. Bernardoni, stampa 1862. Estr. da: Atti della Società italiana di scienze naturali, 4 (1862)
- Descrizione fisica: 43 p. ; 22 cm.
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Si tratta della relazione di Quintino Sella al Ministro dell'Agricoltura Cordova circa i metodi per costruire la carta geologica del Regno.
Sella redige e pubblica un lungo e dettagliato rapporto al Ministro sui rilevamenti geologici in Francia, Inghilterra, Austria, Belgio, Prussia e Svizzera, e comprende anche una lettera di Thomas Sterry Hunt (1826-1892) sui rilevamenti canadesi, e una di James D. Dana (1813-1895) su quelli americani. All'analisi delle procedure adottate in quei paesi, frutto anche di numerose missioni all'estero per acquisire dati e metodologie, Sella aggiunge varie proposte per migliorare il Servizio e accorciare i tempi di realizzazione e un progetto a suo parere eseguibile nelle "attuali condizioni del paese".
Interessanti a questo proposito alcune riflessioni circa la creazione di una classe di giovani rilevatori, che non dovrebbero prescindere dal rapporto con le migliori scuole geologiche estere: "Io mi permetto, a proposito del personale, di attrarre l'attenzione del Ministro sopra questo punto, ed è che è di tutta necessità che i rilevatori siano giovani. Infatti il correre per monte e per valli molti mesi dell'anno non è mestiere, che s'attagli a persone di grave età e, d'ordinario, con famiglia. Epperciò, ricorrendo a persone attempate, si farebbe ora poco, e fra pochi anni non si farebbe quasi più nulla. A pigliare il meccanismo del rilevamento dettagliato ci vuole un certo tempo, anche sotto la scorta di provetti operatori. A Londra ed a Vienna mi fu detto che quando dovettero farsi rilevatori senza altrui consiglio od esperienza dovettero spendere quattro o cinque anni, consumando i primi quasi inutilmente. Noi possiamo profittare dell'esperienza altrui; io direi che i giovani ingegneri delle nostre Università, dopo aver atteso a Parigi alla Scuola delle Miniere, dovessero impratichirsi per un anno in Inghilterra coi geologi del Geological Survey. Ivi fui assicurato dal Direttore e dagli altri ufficiali, che sarebbero trattati come i geologi inglesi, e certo tornerebbero più esperti dopo un anno, che non in patria dopo tre anni di esperienza propria, e risparmierebbero a sé una lunga serie di errori e di disinganni, ed al Governo una spesa non indifferente". Queste considerazioni non dovettero rimanere del tutto inascoltate, se nel 1887 Cocchi poteva rallegrarsi della "coorte di giovani che reclutati con cure e fatica sono ormai i soldati indomiti della Geologia italiana".