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Biblioteca di Antropologia - Via del Proconsolo 12
Esposizione dal 17 al 31 ottobre 2011, ore 9-13.30
Mostra virtuale a cura dello staff biblioteca | Crediti | Guida | Poster |
Illustrare il rapporto fra scienziati italiani e periodo risorgimentale significa parlare innanzitutto dei Congressi degli scienziati organizzati con cadenza annuale dal 1839 al 1847 e poi ripresi, anche se con spirito diverso e in maniera più sporadica, all'indomani della proclamazione di Vittorio Emanuele II re d'Italia, fino al 1875.
Di quei congressi la Toscana è sede privilegiata. Il primo è fortemente voluto e proposto al Granduca Leopoldo II dallo zoologo Carlo Luciano Bonaparte, che ottiene l'assenso a che la Prima Riunione si svolga a Pisa, posta al centro della penisola e patria di Galileo, il maggiore dei filosofi che la Toscana ha dato alla "comun patria". Il Segretario generale Filippo Corridi è esplicito: la sua relazione introduttiva sarà "argomento dilettevole per gl'Italiani tutti a' quali cosa che torni a onore della patria che ci è comune deve e per sentimento e per debito riuscire carissima" (nota bibliografica).
Nel 1841 il congresso si tiene a Firenze, ancora nel segno di Galileo, dei cui scritti viene proposta la pubblicazione integrale e di cui viene inaugurata la monumentale Tribuna presso il Museo della Specola. Poi è la volta di Lucca (1843), che però era ancora ducato sotto i Borbone, e nel 1848 avrebbe dovuto tenersi a Siena: ma siamo in anni cruciali del Risorgimento, il congresso viene rinviato e si svolgerà solo nel 1862.
Il primo congresso, ancorché straordinario, a tutti gli effetti "italiano" si svolge ancora a Firenze nel 1861, e pur trattandosi di una semplice convocazione allo scopo di adeguare i regolamenti alla mutata situazione, per bocca del presidente Cosimo Ridolfi rivendica con orgoglio per quelle riunioni un ruolo ben più ampio di quello strettamente scientifico: "L'Italia quando altro non era nell'ordine politico che un aggregato di Stati mancipi e divisi, già aveva conseguita la sua unità nell'ordine intellettuale, mercè de' Congressi Scientifici" (nota bibliografica).
Al di là dei propositi e dei comprensibili moti di orgoglio, non tutti i risultati saranno all'altezza delle attese. Numerose sono le proposte unitarie nei diversi campi delle scienze, da un erbario generale alla carta geologica d'Italia, dal dizionario italiano delle scienze mediche, alla farmacopea uniforme italiana, ad una enciclopedia italiana di chimica; oppure flore e faune non più locali ma compiutamente italiane; e ancora giornali come Il Nuovo Cimento o La Gazzetta chimica italiana e società scientifiche, nuove o rifondate nella loro organizzazione e nei loro scopi.
Alcuni di questi progetti trovano realizzazione già in pieno Risorgimento; altri non otterranno rapida e soddisfacente risposta neppure all'indomani della proclamazione del Regno d'Italia (ad esempio la carta geologica, nonostante la dedizione di Quintino Sella); molti di essi costituiscono infine la base della moderna ricerca scientifica italiana.
Resta comunque lo sforzo di una nuova intellighenzia scientifica nel dotare una nazione ancora da venire di strumenti tecnici, amministrativi, divulgativi adeguati e unitari, seguendo l'esempio della maggior parte dei paesi europei.
Naturalmente, non tutti gli scienziati italiani del tempo sono patrioti. La formazione culturale e politica personale, e soprattutto i legami con i rispettivi sovrani possono rappresentare, e in numerosi casi rappresentano, un limite all'impegno politico. Tuttavia la consapevolezza di operare in un periodo fondamentale, unico e irripetibile della storia italiana, circola negli scienziati impegnati come in quelli apparentemente più distaccati dagli eventi politici e bellici. Un esempio emblematico in questo senso è rappresentato dal palermitano (fiorentino d'adozione) Filippo Parlatore. Nelle sue Memorie (nota bibliografica) ha parole assai dure nei confronti di Cavour, Garibaldi e Vittorio Emanuele, critica quanti fra ufficiali borbonici e popolazione passano sul carro del vincitore, ha in grande fastidio "l'acquisto di Garibaldi del reame di Napoli" e ancor di più la proclamazione di Roma capitale d'Italia da parte dello "sciagurato conte di Cavour".
Ma resta un formidabile catalizzatore di studi botanici in chiave unitaria, e alla fine non impermeabile all'entusiasmo risorgimentale di tanti suoi colleghi, se all'indomani dei moti milanesi saprà dire: "Ogni cosa faceva sperare che noi avremmo allora conseguita la nostra indipendenza e anch'io credetti che presto avrei potuto alzare la fronte e dire finalmente Non siamo più schiavi, noi siamo italiani". Naturalmente, accanto a figure più defilate o ambigue dal punto di vista politico, tante sono quelle che in questa fase cruciale subordinano il loro impegno scientifico a quello di convinti patrioti. In campo botanico possiamo ricordare il lichenologo e paleontologo Abramo Massalongo, che invia ai suoi corrispondenti d'Oltralpe i suoi campioni d'erbario in cassette foderate di bianco, listellate di verde e con cartellini in rosso, oppure Giuseppe Antonio Pasquale, professore universitario che guida i suoi studenti nelle battaglie di Curtatone e Montanara e nella difesa della Repubblica veneziana, o ancora Gregorio Rigo, garibaldino e all'indomani dell'Unità autore di importanti spedizioni scientifiche in varie regioni dell'Italia centro meridionale insieme ai colleghi Pietro Porta e Ruperto Huter.
Fra i matematici, Enrico Betti e Ottaviano Fabrizio Mossotti partecipano alle battaglie di Curtatone e Montanara nel Battaglione degli universitari pisani, così come i chimici Raffaele Piria e Cesare Bertagnani, il giovanissimo Luigi Cremona alla difesa di Venezia, il matematico Francesco Brioschi, il geologo Antonio Stoppani e l'antropologo Paolo Mantegazza ai moti di Milano. Lo zoologo e botanico Adolfo Targioni Tozzetti non scenderà mai effettivamente sul campo di battaglia, ma si unirà al Servizio sanitario del Reggimento Toscano. E ancora, numerosi sono gli scienziati che daranno il loro contributo all'Italia unita nella costruzione di una moderna università nazionale o come parlamentari, se non addirittura come ministri quale fu Carlo Matteucci o senatori quali ad esempio Angelo Genocchi e Stanislao Cannizzaro. E più numerosi ancora sono i giovani studenti e studiosi meno famosi, che lasciano aule universitarie e laboratori per i campi di battaglia.
Nell'agosto del 1859 il presidente della Società geologica di Milano Emilio Cornalia commemora proprio uno di questi giovani, l'entomologo Torquato Canetta morto due mesi prima in uno scontro con gli Austriaci. Canetta "fu il primo a sospendere ogni scientifico lavoro, ed a seguire invece la questione politica nel suo rapido svolgimento, sempre fisso in mente, che il primo dovere di tutti noi è la difesa e l'indipendenza del proprio paese... Ed io ben confido che il suo nome e quello di quanti studenti universitari caddero sul campo dell'onore verrà scolpito sopra un marmo in indelebili note, e messo in quella nostra Università, la cui più bella missione si è quella di fare, anzi tutto, dei cittadini capaci d'ogni sacrificio pel loro paese. Così a Torino e a Firenze si venerano pubblicamente i nomi dei generosi che perirono a Montanara ed a Curtatone" (nota bibliografica).
Nelle commosse parole di Cornalia sta tutto il senso dell'impegno di tanti scienziati, già affermati o ancora in formazione, nel lungo periodo risorgimentale: studio, ma anche difesa e indipendenza del proprio paese, università come fucina di cittadini consapevoli, memoria di chi quel paese ha contribuito e contribuirà a rendere libero.
Pochi mesi più tardi, "in vista delle nuove circostanze politiche e della varietà degli studi di cui essa si deve occupare", la Società geologica milanese deciderà di modificare il proprio nome in Società italiana di scienze naturali, aprendosi a tutte le branche delle scienze e soprattutto consacrando il proprio impegno al nascente regno italiano: è in fondo il suggello di quanto dal 1839 i congressi degli scienziati italiani, pur nei distinguo, nelle contraddizioni e nei risultati effettivi, e comunque nella consapevolezza del loro ruolo, cercavano di costruire.
A tali Congressi degli scienziati italiani è dedicata la Mostra virtuale Scienziati di tutta Italia, unitevi!curata dal Museo Galileo, in cui viene esposta l'ampia raccolta documentale e iconografica, in buona parte proveniente per comodato dalla Biblioteca di scienze - sezione di Fisica.
Immagini: 1) Tribuna Galileo, Museo di storia naturale - La Specola; 2) Registro Inventari della Biblioteca di Fisica, Manoscritti del Congresso 1848; 3) Logo dal frontespizio de "Il Cimento" (1844-1847); 4) Illustrazione tratta dalla rivista "La Natura" 1884; 5) "Il Bel Paese" di Antonio Stoppani, 3. edizione 1881.
Ultimo aggiornamento
27.11.2024