All’indomani delle disastrose sconfitte di Lissa e Custoza nel 1866, che provocarono accese polemiche e accuse al governo e ai comandi militari, Pasquale Villari pubblicò sulle pagine del “Politecnico” l’articolo Di chi è la colpa?, ripubblicato nel 1885 con la seconda edizione delle Lettere meridionali.
Lo storico rifletteva sul modo in cui era stata condotta la guerra contro l’Austria e sulle responsabilità delle alte sfere militari nel determinare l’esito del conflitto, ma le sue considerazioni andavano oltre i tragici eventi del momento e investivano molti altri aspetti della vita politica e sociale del Paese, come la debolezza della sua struttura politica, lo strapotere delle “consorterie” che “fanno un disonesto monopolio del Governo a vantaggio di pochi”, la soffocante burocrazia piemontese, la mancanza di senso civico degli italiani, giungendo ad un’amara conclusione:
“Bisogna però che l’Italia cominci col persuadersi, che v'è nel seno della nazione stessa un nemico più potente dell’Austria, ed è la nostra colossale ignoranza, sono le moltitudini analfabete, i burocrati macchina, i professori ignoranti, i politici bambini, i diplomatici impossibili, i generali incapaci, l'operaio inesperto, l'agricoltore patriarcale, e la rettorica che ci rode le ossa. Non è il quadrilatero di Mantova e Verona che ha potuto arrestare il nostro cammino, ma è il quadrilatero di 17 milioni di analfabeti e 5 milioni di arcadi”.
Ultimo aggiornamento
06.06.2022