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- Autore: Igino Cocchi
- Pubblicazione: Firenze : G. Barbera, 1871
- Descrizione fisica: 33 p. ; 35 cm.
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"Nel terzo Congresso degli scienziati italiani fu stabilito di formare presso il Museo di Fisica e Storia Naturale di Firenze, una Raccolta geologica e mineralogica delle varie parti d'Italia ... Fino da quell'epoca i geologi italiani ebbero adunque un grande pensiero che sarebbe stato fecondo di resultati grandissimi, se dopo un principio di attuazione si fosse trovato il modo di continuarlo attivamente e di dare un perfetto ordine agli oggetti. Fu infatti con quella deliberazione stabilito un archivio geologico, una collezione generale dell'Italia, un uffizio in una città centrale presso uno stabilimento di gran fama; vi era il germe della carta geologica; cosicché l'Italia precedette in questo molti altri popoli, e poco mancò non desse essa stessa all'Europa un esempio unico piuttosto che raro".
Da sottolineare la nota polemica sulle buone intenzioni che poi non trovano realizzazione. I geologi spingono perché il progetto parta il più rapidamente possibile. Già nel 1861 Cordova aveva sottoposto al re il decreto istitutivo di una Giunta per le norme necessarie alla redazione di una carta geologica nazionale a spese dello Stato. Ma dieci anni dopo ancora i soldi non arrivano, mentre altri paesi europei non risparmiano su queste spese fondamentali: "E quand'anche si accettasse, come probata verità, doversi tenere il risparmio della spesa necessaria in moltissimo conto anche a fronte della utilità che sarebbe per derivarne dall'averla erogata, dovremo spingerci fino ad ammettere che si debba attendere indefinitamente l'epoca, pur troppo remota, delle buone condizioni erariali dello Stato, senza pure in qualche modo provvedere?"
Oltre 15 anni dopo queste considerazioni di Cocchi la situazione non pare molto diversa. Nell'Adunanza estiva della Società geologica italiana a Savona del 1887 (vedi Boll. Soc. geol. Ital., 6(1887): p. 409 e seguenti), se il Presidente (Cocchi, appunto) può rallegrarsi della "coorte di giovani che reclutati con cure e fatica sono ormai i soldati indomiti della Geologia italiana", ricorda anche gli anni appena trascorsi, quando "era tanto difficile trovare chi la essenza di una carta geologica comprendesse o chi la importanza della tettonica o della litologia nella costruzione specialmente delle strade ferrate ammettesse". Più esplicito ancora è il richiamo del Socio prof. Issel, che nella stessa occasione sottolinea: "Le applicazioni che ho enumerate ed altre ancora sono in pregio presso tutti i paesi civili, ma pur troppo molto meno nel nostro che in tutti gli altri; e basti dire in prova di ciò: che il Governo italiano approva senza consultar un geologo, il tracciato attraverso terreni franosi di un nuovo valico apennino di capitale importanza, permodochè si richiederà un dispendio di 65 milioni almeno, invece di 25 inscritti nel presuntivo, e si avrà un ritardo nocivo nel compimento dell'opera; che per l'esecuzione della lunghissima galleria compresa in quel valico, lo stesso Governo impone l'impiego delle perforatrici meccaniche all'impresa assuntrice, laddove i rilievi geologici, di cui non si è tenuto conto, indicano scisti argillosi, roccie che non comportano siffatto mezzo di scavo!"
L'eco di queste polemiche sembra giungere fino ai nostri giorni.