Durante il terzo congresso degli scienziati italiani, tenutosi a Firenze nel 1841, il granduca di Toscana Leopoldo II, favorì la sottoscrizione per un'edizione completa delle opere di Galileo i cui manoscritti e strumenti lo Stato toscano aveva ricercato e conservato fino ad allora.
La cura di tale edizione fu commissionata ad Eugenio Albèri, (1807-1878), erudito poligrafo padovano di nascita, ma fiorentino di adozione dopo il matrimonio con Virginia di Baillou, che aveva partecipato intensamente alla vita culturale della città, con la sua attività di scrittore ed editore ed era entrato in rapporti col Vieusseux, collaborando anche all'Antologia .In seguito la sua netta opposizione alla politica piemontese allontanò da lui gran parte degli antichi amici del gruppo del Vieusseux, che lo accusarono di clericalismo e di ricevere sovvenzioni dal granduca.
Dalla ricognizione sistematica dei manoscritti galileiani Albèri, coadiuvato da Celestino Bianchi, giornalista e politico moderato poi collaboratore di Ricasoli (1817-1885), redasse un'opera in 15 volumi più un supplemento, dedicata al granduca Leopoldo II, che venne pubblicata in un arco di oltre 10 anni a partire dal 1842 proprio per i tipi della Società Editrice fiorentina, di cui dal 1840 Albèri era diventato direttore.
Ad appena venticinque anni dalla conclusione di questa edizione galileiana, e cioè nel 1887, il Ministro dell'Istruzione Michele Coppino deliberò il progetto di una nuova edizione nazionale che fu affidato ad Antonio Favaro (1847-1922), storico delle matematiche, studioso e professore padovano che di questa opera fece il "lavoro della sua vita" condividendo quel nuovo modo di fare storia in cui erudizione e bibliofilia erano parti integranti e peculiari della cosiddetta storiografia positiva fondata sulla centralità del documento e sul rispetto scrupoloso dei dati e delle fonti.
Il monumentale lavoro, 20 volumi, uscì tra il 1890 e il 1909 presso l'editore Barbera di Firenze e fu improntato al massimo rigore filologico, collazionando diligentemente ogni variante manoscritta, mantenendo un ordine strettamente cronologico e ampliando la dimensione del carteggio (4000 lettere ripetto alle 1500 dell'edizione dell'Albèri) e fin da subito, con quello spiccato carattere di edizione "definitiva", si contrappose all'edizione precedente che parve sempre piu' segnata dall' occasionalità del 3 congresso degli scienziati italiani.
Ultimo aggiornamento
19.10.2022