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Convenzione di Firenze

Convenzione di FirenzeConvenzione di Firenze

La Convenzione di Firenze rappresentò un momento decisivo per la soluzione della questione romana. Napoleone III aveva aderito al trattato in virtù della clausola del trasferimento della capitale a Firenze, ritenendo che l’Italia avrebbe definitivamente rinunciato a Roma. Il governo Minghetti considerava invece il trasferimento della capitale e il ritiro del contingente francese soltanto una tappa nel processo che avrebbe condotto alla liberazione di Roma.

La convenzione non contemplava la possibilità di un’insurrezione della popolazione romana, cui seguisse l’annessione al Regno d’Italia, ma questa eventualità sembrava poco realistica, dato il rafforzamento dell’esercito pontificio e l’inasprimento dell’azione repressiva della polizia. Dopo la pubblicazione del Sillabo nel 1864, che ribadiva la condanna del liberalismo da parte della Chiesa e la difesa del suo potere temporale, l’ipotesi di una trattativa con Pio IX si presentava impraticabile.

All’annuncio del trasferimento della capitale, alcuni giorni dopo la stipulazione del trattato, a Torino scoppiarono gravi disordini: tra il 21 e il 22 settembre la folla invase le piazze per protestare contro quello che considerava un tradimento; l’intervento di carabinieri e militari provocò cinquanta morti e centotrenta feriti.

Le accuse di viltà e di tradimento nei confronti del capo del governo, Marco Minghetti, erano mosse non solo dai torinesi, colpiti nei propri sentimenti regionalistici, ma anche da tutti coloro che vedevano nel trattato la rinunzia definitiva a Roma e un affronto alla dignità nazionale.

Al di là delle motivazioni che avevano spinto il governo a stipulare la Convenzione, il trasferimento della capitale si rendeva necessario anche per altri motivi: la posizione geografica di Torino, la riluttanza delle grandi città del Regno - un tempo capitali degli Stati preunitari - ad accettare una città diversa da Roma come capitale d’Italia, la necessità di “spiemontesizzare” lo Stato, ridimensionando il ruolo privilegiato del Piemonte. 

In tale contesto Firenze, per la sua posizione al centro dell’Italia e per il prestigio delle sue tradizioni culturali, si presentava come la città più idonea alla designazione di capitale.

Ultimo aggiornamento

06.06.2022

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