Biblioteca di Botanica - Via La Pira 4, Firenze
Esposizione dal 15 ottobre al 30 novembre 2012 ore 9.00-13.30 (lu.-ve.)
Poster | Guida
Une reliure est un habit, si riche que soit un vetement, il a d'abord et surtout pour but la conservation du livre (Marius Michel)
La legatura "veste" i fogli sciolti e li rende libro. Al di là dell'attrazione estetica che può possedere e del suo ruolo di testimonianza storica, la legatura è un manufatto artistico che rispecchia, nella sua evoluzione, il mutamento del gusto e lo sviluppo delle tecniche artigianali ed artistiche.
Oggetto dell'esposizione sono 25 esemplari, pubblicati tra il XVI e il XX secolo, provenienti dalle cinque sezioni della Biblioteca di Scienze.
La selezione si propone di illustrare alcune tipologie di legatura particolarmente significative per delineare la storia dei fondi conservati presso la Biblioteca.
I volumi di maggior pregio provengono in gran parte dalla Biblioteca Palatina, la grandiosa biblioteca granducale. Nel XVIII secolo il Granduca Pietro Leopoldo decise di riunire la libreria Palatina con il prezioso fondo librario Magliabechiano, escludendo però il nucleo librario inerente le scienze che andò a confluire nella collezione del Regio Museo di Fisica e Storia naturale, da lui stesso fondato nel 1775 e tuttora collocato presso il palazzo della Specola.
La biblioteca del Museo ha subito nel corso degli ultimi due secoli numerose vicissitudini e, con la nascita dell'Istituto di Studi Superiori, essa venne infine dispersa tra i vari istituti universitari fino ad entrare a far parte del posseduto della Biblioteca di Scienze. La parte più consistente del fondo scientifico Palatino è invece conservata, per comodato stipulato nel 1949, presso il Museo Galileo.
Agli antichi volumi palatini si aggiungono alcuni esemplari provenienti dalle ricche donazioni di biblioteche private, di studiosi come il botanico Philip Barker Webb, (1793-1854), l'antropologo Paolo Mantegazza (1831-1910) e i matematici Guido Toja (1870-1933) e Ulisse Dini (1845-1918), per citare solo le provenienze dei soli esemplari scelti per l'esposizione.
Nel loro viaggio fino a noi questi volumi portano traccia di molteplici, stratificati passaggi di proprietà, che oggi possiamo rilevare e studiare. È così che possiamo risalire all'acquisizione di materiale librario dal banchiere e bibliofilo francese Horace Finaly (1871-1945) attraverso le iniziali apposte in oro sui volumi (fig.3) o a quella del senatore Dini attraverso la firma autografa apposta nel frontespizio dei volumi di sua proprietà
La mostra, nella sua essenzialità, persegue un intento didattico e insieme cronologico. Da un lato si propone di sottolineare alcuni tra gli aspetti più interessanti e curiosi relativi ad un "oggetto" poco frequentato quale è la legatura; dall'altro propone un itinerario storico che, partendo dall'esposizione dello schema delle parti costituenti una legatura e di un volume in fascicoli, mai rilegato, mostra alcuni esemplari rinascimentali, barocchi e settecenteschi fino a giungere al libro prodotto a macchina tra tardo Ottocento e primo Novecento. Gli ultimi due volumi esposti dimostrano come, in fase di restauro, possano essere seguiti criteri di recupero differenti.
Prima dell'era industriale i libri uscivano dalla bottega del tipografo perlopiù in forma di fascicoli, non cuciti e privi di rivestimento esterno. Venivano rilegati solo in un secondo tempo, su richiesta e a spese dell'acquirente, che sceglieva anche materiali, decorazioni, stemmi, motti o iniziali che contribuissero a tramandare memoria di sé.
Scopo primario della legatura era di proteggere le pagine a stampa dall'usura del tempo anche se il gusto estetico dell'uomo da sempre ha fatto convivere utilità pratica, bellezza esteriore e prestigio in un oggetto che in taluni casi è diventato arte. La fattura delle coperte veniva affidata ad artigiani specializzati e, a seconda delle disponibilità economiche del committente, si realizzavano oggetti più o meno preziosi anche riutilizzando materiali di recupero (fig.4). Nello scorrere dei secoli, con il mutare delle mode e del gusto anche le legature hanno cambiato la loro foggia.
Una delle legature più antiche e di pregio tra quelle esposte, datata 1570, è in pelle di scrofa riccamente decorata a secco (fig.5).
Nel Seicento il gusto barocco "colonizzò" ogni tipo di manifestazione artistica. La decorazione si estese all'unghiatura e ai rimbocchi della coperta mentre i tagli e le controguardie si fecero dorati, colorati, goffrati o altrimenti decorati sia per motivi estetici che per preservare il libro dalla polvere (fig.2). Si diffusero poi le legature alle armi, caratterizzate dalla presenza di elementi araldici in particolare sui piatti (fig. 1).
Nel Settecento la fisionomia della legatura si alleggerì e la cornice acquistò importanza, venendo talvolta a costituire l'unica decorazione.
L'utilizzo del libro nel XIX secolo si diffuse sempre più, grazie all'industrializzazione della produzione, ma si trovano ancora legature artigianali accanto a quelle editoriali comunque curate e finemente decorate (fig. 6).
Prendendo in considerazione questa molteplicità di aspetti insiti nella natura stessa dell'oggetto, la storia della legatura esce così dalla sua specificità per entrare nel divenire della storia dei libri e degli uomini. Ed è così che il libro è nato e continua nei secoli come una "macchina meravigliosa" (R. Darnton) il cui abito, nei diversi supporti che la scienza sta inventando, è ancora tutto in divenire.
Ultimo aggiornamento
08.02.2022