Il discorso fu inviato il 2 settembre da Parigi come lettera ai botanici radunati a Firenze per il 3. Congresso italiano, e letto nell'Adunanza del 16 settembre. Gli Atti del Congresso ne parlano diffusamente.
"Primo dovere di un cittadino è quello di conoscere la patria ed illustrarla nei diversi rami del sapere cui dirige i suoi studii; così lo storico, l'archeologo, l'economista cercheranno prima di conoscere i fatti illustri che hanno avuto luogo nel proprio paese; così l'agricoltore esaminerà prima i metodi di coltura e cercherà di migliorarli ... così finalmente il naturalista cercherà prima di tutto di conoscere le sue montagne, la loro formazione, i terreni diversi, gli animali che popolano il suo paese, le piante che vi vegetano". Gli stessi concetti, in chiave divulgativa, saranno espressi un trentennio più tardi dall'abate Stoppani nel suo fortunato volume Il Bel Paese.
L'esortazione è, come in altre pagine del Parlatore, rivolta alla comunità scientifica (e in particolare botanica) italiana, ma con un occhio di riguardo al suo mecenate e protettore, il Granduca Leopoldo: i termini Italia, italiano, italiani hanno sempre un che di geografico più che di politico. Del resto in questi consessi era difficile poter esprimere più compiutamente un pensiero "risorgimentale", se mai Parlatore ne coltivava uno.
Tuttavia non possiamo non apprezzare lo "sforzo" unitario, che trova la sua sintesi proprio nella proposta di un erbario centrale italico, di fatto istituito nell'anno successivo a Firenze proprio da Parlatore, che ne fece la prima raccolta botanica nazionale di campioni d'erbario.
Al progetto dell'erbario si affiancherà poco dopo quello di un Giornale botanico, anch'esso italiano.
Ultimo aggiornamento
06.10.2022