Il 12 dicembre del 1861 l'emanazione di un Decreto Reale sanciva l'inizio del rilevamento geologico del paese.
Il Servizio Geologico d'Italia fu creato nelle prime settimane del 1862. Venne nominato un Direttore, fu scelto il personale, si stabilirono le procedure per il reclutamento dell'intero organico, si presero decisioni operative, si stabilì la sede dell'Ufficio centrale e del museo destinato ad ospitare le collezioni che avrebbero accompagnato e documentato i lavori di rilevamento.
Tra la fine dell'Ottocento e i primi decenni del Novecento, i responsabili del Servizio Geologico hanno prodotto resoconti delle difficoltà che quotidianamente affrontavano legate a critiche, tagli di bilancio e scarso personale. Sentivano il bisogno di giustificare il lento avanzamento della pubblicazione della carta, la scarsa qualità dei risultati ottenuti, la mancanza di uniformità nelle scale adottate e nei criteri seguiti. Questo è testimoniato dai numerosi scritti sottoposti all'uno o all'altro Ministro, o uomo politico disposto a spendere una parola a favore del Servizio Geologico.
La geologia italiana vantava un passato illustre e ancora nel 1830 godeva di ottima reputazione, al punto che nell'introduzione storica al primo volume dei Principles of Geology, Charles Lyell si soffermava sul contributo essenziale offerto dai colleghi italiani allo sviluppo della disciplina. Sarebbe stato difficile esprimersi con la stessa convinzione solo un decennio dopo, per non parlare della seconda metà del secolo.
La mancanza di carte topografiche per molte regioni della penisola e per l'intero Sud imponevano di limitarsi ad abbozzi grossolani di carte su scale irrisorie. Stati o regioni meglio organizzati e più prosperi, come il Regno di Sardegna, la Lombardia o il Veneto avevano avviato in passato rilevamenti geologici. La pionieristica carta geologica della Sardegna pubblicata nel 1857 dal Generale Alberto della Marmora (1789-1863) era il frutto della sua personale determinazione e ricchezza, piuttosto che la realizzazione di un disegno governativo
Tempi e mezzi erano affidati alla buona volontà individuale. La necessità di dotarsi di collezioni, biblioteche e musei, anche se spesso avvertita, non poteva rientrare nell'orizzonte strategico di imprese condotte da singoli individui. Igino Cocchi, Felice Giordano e Carlo De Stefani furono i geologi cui si fa risalire il merito di aver ripreso il progetto di una carta geologica d'Italia alla fine degli anni 1850 e agli inizi degli anni '60. I lavori tesi alla unificazione dei modi di redazione delle carte (ad esempio scala, nomencalatura, colori) non dettero sempre i risultati sperati. La strada verso una 'standardizzazione' fu comuqnue avviata, nonostante consigli e richieste inoltrate ai vari governi fossero state poi spesso disattese.
Corsi, P. La carta geologica d'Italia: agli inizi di un lungo contenzioso. In: G.B. Vai e W. Cavazza (ed), Four centuries of the word "Geology", Minerva Edizioni, Bologna, 2003, pp. 255-279.
Ultimo aggiornamento
19.10.2022